Mamma, com’è il Paradiso?
Chiedevo alla mamma quando ero bambina.
Non ricordo più la risposta, che certamente mia madre mi dava, appassionata come sempre, suscitando nel mio cuore l’amor di Dio!
Dopo anni, la domanda è ancora viva e fa capolino soprattutto quando la vita non è proprio una passeggiata e penso a come sarà, “un giorno”, “di là”, “dopo” la mia morte.
I giovani si scandalizzano, quando con nonchalance parlo della morte: è la seconda data più importante della vita, considerando che ci raccontiamo nello spazio di due date: nascita e morte.
La vita è breve, abbiamo commentato con un video shock, con i giovani animatori ai primi di ottobre!
La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia, leggo nella info di un contatto dei ragazzi.
Ballare sotto la pioggia – magari come Gene Kelly! – è una cosa da pazzi, ma sarebbe così divertente se…
Se anche noi avessimo un bacio e un abbraccio da ricordare o sperare, mentre cantiamo e danziamo sotto la pioggia.
Paradiso – giardino
La bellezza selvaggia di un orizzonte campestre sazia il nostro sguardo avido di libertà.
Ma la bellezza armoniosa di un giardino rasserena il cuore, che ha bisogno di misura per raccontarsi.
Qualcuno sta curando quel giardino, ha un disegno da realizzare, segue l’esito di ogni germoglio: lo spazio di un fiore, dalla nascita alla morte.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato (Gn 2,8).
Che Parola bella! Dio pianta un giardino tutto per noi! Prima crea l’uomo e poi prepara una terra, dove tutti gli alberi sono belli e buoni, e al centro svetta l’albero della vita.
Da qualche parte, nel giardino, un altro albero Dio fa germogliare, origine della conoscenza del bene e del male.
Un albero di cui è meglio non mangiare, suggerisce all’uomo.
Sappiamo bene la storia. O forse no.
Non sappiamo più leggere, ascoltare.
Dove sei, uomo?
Dove, bambino?
Dove sei, giovane che tanto amo e tanto cerco?
Riconosci la mia voce?
Senti il rumore dei miei passi?
Non sono per te come una musica?
Patria Paradiso
Per la Beata Speranza di Gesù, la vera patria è il Paradiso.
Una patria sconfinata, meravigliosa come il primo giardino.
Luogo di una Presenza amica, amante.
Dio passeggia con noi, ci cinge le spalle e instilla all’orecchio: Coraggio, sono Io!
Nessuno aspetta la morte, dice la Madre, perché per quanto ci si prepari, giunge sempre improvvisa. Nessuno conosce il giorno, l’ora.
L’incognita spaventa e, da quando l’abbiamo creduta un castigo, la morte fa proprio paura!
Fa paura la nostra fragilità.
Ci viene naturale nasconderci. Indossare maschere. Fuggire. Giocare ai supereroi.
Ecco un vestito troppo corto, per coprire nudità scomode!
A noi uno specchio bugiardo sulla nostra presunta bellezza!
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi (Eb 4,13).
Essere nudi davanti a Dio non è imbarazzante.
Lui sa che cosa significa.
Gesù, vero Dio e vero uomo, si è rivestito della nostra fragile carne, spogliandosi delle prerogative di Dio, per farci indossare il vestito della sua divinità.
Innalzato sulla croce, si lascia spogliare della sua tunica tessuta tutta d’un pezzo, da cima a fondo (Gv 19,23) e ce la dona in sorte. La tunica che Maria, Vergine e Madre, aveva filato con le sue mani… e nel suo grembo.
Per entrare nella nostra vera patria, occorre un abito soltanto, spiegava la Madre: la grazia di Gesù.
Commossa per il viaggio imminente di un’ottantina di suore per la Spagna, viaggio che Lei stessa aveva organizzato, la Madre le esorta a meditare sul viaggio che ci conduce alla patria vera.
Consiglia di alimentarsi durante il cammino con il Pane della Vita; lavare le macchie alla fonte della Confessione ogni settimana; regolarizzare il Passaporto per il Cielo vivendo con coraggio e coerenza; curare le malattie del nostro spirito senza nascondere i sintomi alla guida spirituale, accettando ogni medicina, per quanto amara ci possa sembrare, purché arriviamo sani e salvi alla meta.
Le stazioni della vita possono essere belle o brutte, ma non possiamo fermarci.
Andiamo avanti: il tempo corre. Se lo perdiamo, non si recupera più.
Non servono i nostri vecchi stracci: opportunismo, ipocrisia, giudizio, egoismo.
Dobbiamo rinnovare il guardaroba.
Vestirci di nuovo.
L’abito ce lo prepara Gesù.
Anzi, è Gesù.
Ma Gesù non vuole rivestirci a forza: è un sarto attento alle nostre misure, alle nostre capacità e forse anche ai nostri gusti.
Guarda a quanto manca perché l’abito sia pronto e si dà un gran da fare per farci indossare il vestito più bello.
Gesù ci sta aspettando e per tutti noi arriverà il momento in cui ci dirà: “Vieni, voglio darti l’abbraccio eterno”.
Questo abbraccio sarà il nostro vestito bello.
Abito ricamato di misericordia.
L’ultimo modello.
Modello Paradiso.