Sognare in grande in compagnia di Papa Francesco

Sognare in grande in compagnia di Papa Francesco

Tutto per Amore

Stamattina suor Annalisa mi ha raccontato un sogno.
Ha sognato che stavo cercando di piantare un chiodo in aria, dando colpi a vuoto, senza nemmeno prendere con il martello il chiodo che avevo in mano. Lei cercava di aiutarmi dandomi indicazioni: “Non così, Erika, pianta il chiodo verso il basso, nel legno!”. Ha commentato che il legno era duro: una specie di panchina che dovevo fissare a terra per i ragazzi. Alla fine, prendendo lei il martello in mano per mostrarmi come si fa, ci siamo riuscite. Abbiamo ancorato a terra la panchina per i giovani!
Suor Giovanna ci ha raccontato di aver sognato la sua casa, quella di quando era bambina… e ci ha raccontato il giorno in cui è nato un suo fratellino.
Che mistero, i sogni!
E tu, caro Papa, sogni? Quali sogni fai?
Che sogni faceva la Madre, quel poco che dormiva?
Una volta, nel lontano 1936, ha avuto una visione strana: alcune sue “figlie” si erano messe a togliere pietre da una parete della casa.
«Figlie – grida la Madre – che state facendo? Avete intenzione di demolire il convento?».
Una di loro le risponde: «Una pietra più o una meno non toglie solidità all’edificio».
Addirittura, con le stesse pietre feriscono e colpiscono a morte alcune giovani professe, novizie, postulanti. Giovani entrate da poco per diventare sante nella nostra Congregazione.
In effetti, questa visione non è stata un sogno, ma la realtà degli inizi contrastati della nostra storia. Una realtà peggiore della visione che aveva avuto.
Togliere pietre è il contrario della tua prima parola, degna del nome che hai scelto: edificare.
Ascoltare le tue parole, provare a comprenderle, a viverle mi aiuta a superare tanti momenti di sconforto, quando anch’io sono tentata di sotterrare, o forse piantare in aria il talento che Dio mi ha dato.
Giorni fa, suor Lidia ed io abbiamo “sognato” insieme il nostro incontro con i giovani.
Abbiamo parlato della fede e di quale immagine consegnare ai ragazzi.
A lei è venuto in mente un disegno. Un mosaico diverso per ciascuno che con il tempo, superando delle prove – una di esse è andare a Messa per quattro domeniche consecutive! – i ragazzi del nostro gruppo avrebbero potuto comporre, ricevendo una tessera del mosaico volta a volta.
La mia mente è tornata all’icona del Volto di Cristo, che i ragazzi a febbraio hanno provato a “scrivere”, facendo sì che lo Spirito tracciasse il segno che Lui, grazie alla libertà di servirlo con le loro mani, avrebbe prodotto. A una favola letta molti anni fa, dove due piccole pietre blu, disobbedendo al mosaicista che le aveva incastonate, in nome della propria libertà, riescono a demolire il disegno, lasciando il loro posto vuoto. Cadute in basso, mentre osservano da lontano il mosaico intero, si accorgono chi erano state e avrebbero potuto essere ancora: le pupille degli occhi di Cristo.
Custodiscimi come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Volto di Cristo, icona delle icone!
Un giorno guarderemo quel volto bellissimo del Cristo Risorto, ci hai detto.
Le nostre pupille fisseranno le pupille del suo Volto.
Le nostre mani sfioreranno le sue ferite. Si poseranno sul suo fianco.
Sul fianco del Creatore di tutte le cose. Il mio Creatore.
Lo sogni quel Volto? Hai mai pensato di scrivere la sua icona?
Hai mai visto o sognato il tuo angelo custode?
Lui contempla il Volto del Padre e ti sta aiutando a custodire il popolo di Dio. A custodirlo con tenerezza. Come san Giuseppe, custode di Gesù, della Chiesa.
Mi piace che quando ci interroghi, interpelli te stesso: Sappiamo parlare di Cristo, di ciò che rappresenta per noi?
Sappiamo… Tu lo sai, papa Francesco, e ripeti tante volte che Gesù per te è misericordia, pazienza, Padre che mai si stanca di perdonare, che mai si stanca di attendere.
A volte, mi stanco di attendere. Il mio cuore non si dilata, ma diventa piccolo.
Poi mi ricordo che lo Spirito vuole scrivere anche in me il suo Volto misericordioso, grida in me di essere le pupille dei suoi occhi. Le pupille sono sempre due, quando ci vediamo bene.
Non sono sola a dover illuminare il mosaico!
Sogno di brillare in compagnia di qualcuno!
Una consorella che mi aiuta a “piantare i chiodi” nel luogo e nel modo giusto, un laico che mi ricorda chi sono, un giovane che attende il mio ascolto umile, discreto.
Anche tu non vuoi guidare la Chiesa da solo. Lo hai fatto intendere fin dal principio, chinando il capo davanti a noi, chiedendo di pregare per te.
Nel grande disegno di Dio ogni dettaglio è importante e il mosaico della nostra felicità, personale, di famiglia, di gruppo, di Chiesa… non deve trascurare nulla: buongiorno, buona sera, grazie! Parole semplici che dicono tutto il tuo affetto per tutti e ciascuno.
Come vorrei imitarti ed essere altrettanto credibile, in ogni piccolo gesto!
L’incontro bello con Gesù non deve essere trascurato. Prepararsi ad incontrarlo significa saper vedere i segni della sua presenza.
Nel pomeriggio credo di aver avuto un bell’incontro con Gesù. Negli occhi sereni, oserei dire felici, di Fabio che, parlando a fatica, mi ha trasmesso la sua fede nei giovani: «I giovani sono più buoni», mi ha detto.
Gli avevo trasmesso la mia stanchezza, la fatica di attendere: i giovani a volte hanno il cuore duro, indifferente!
Fabio aveva le pupille di Cristo! Più brillanti dell’oro di Ofir!
Predicate il Vangelo e se fosse necessario anche con le parole, ci hai detto citando San Francesco.
Provo ad ascoltare il Vangelo anche quando è predicato nelle mille occasioni della vita spicciola, e, come ci insegni, proprio dalle persone più deboli e bisognose, le più cieche e sole.
Una cecità che desidera vedere: la mia, quella dei giovani che incontro.
Con te, a loro vorrei dire: Scommettete su ideali grandi! Abbiate un animo grande! Non abbiate paura di sognare cose grandi.
Come te, vorrei sognare ad occhi aperti e lasciarmi guardare da Gesù di Nazaret, che nel silenzio mi dice: Abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell’amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto!
Salute e pace… Grazie!
Sr. Erika di Gesù