Una vita da soffione

Lettera a una ragazza dei Giovani Amore Misericordioso

Ciao, ragazza mia!
avrei voluto tanto vederti, il giorno del tuo compleanno, ma sono mesi che non vieni al Roccolo e non è stato possibile… Il tempo lo passi a scuola o in giro, sulle piazze abitate dai tuoi compagni, mentre io lo passo fra chiesa e convento, così la nostra vita scorre su binari diversi…
Ma quel giorno, il telefono, e non la memoria, poco ferrata in nomi, numeri e date di calendario, mi ha segnalato che compivi diciotto anni e così ti ho inviato un sms…
“Coraggio, Dio ti ama…” ho scritto, e tu hai risposto: “Anche io amo Dio, anche se sbaglio a non seguirlo con costanza”.
Quel giorno, ho salutato da lontano i tuoi amici per te.
Mezzi scarsi per riuscire a dire “Dio ti ama” non solo a parole, ma soprattutto con la vita.
Ieri il nostro Vescovo ha amministrato la cresima ai ragazzi di Collevalenza. Mi chiedevo, già da tempo, chi di loro avrà la sana follia di continuare a vivere alla brezza del Vento. Di consumare le forze con la lampada della fede accesa, perché brillino anche speranza e carità. Tre luci che fanno risplendere l’Unico amore. L’Amore cristiano.
Decidere vuol dire tagliare. Ogni taglio è una ferita, più o meno profonda.
Il Vangelo, quanto a tagli, non scherza: nulla anteporre all’Amore. Non i soldi, la casa, il lavoro, i genitori, i figli… nemmeno se stessi.
L’uomo ricco, il giovane ricco non passa la cruna di un ago…
Forse, perché l’ago ha una piccola via di passaggio, e il filo, per quanto spesso, non lo è mai quanto un cordone.
Gesù, però, non parla di un cordone. Parla di un cammello che passa attraverso la cruna… Impossibile! Eppure è più facile che passi lui, che un ricco entri nel Regno.
Quanti di noi, grandi, siamo ricchi di nulla. Piccinerie che legano il cuore… e non ci fanno passare attraverso la piccola via, la porta del Regno.
L’uccellino non vola se la sua zampa è trattenuta da un filo, che, per quanto sottile possa essere, sacrifica la libertà del volo, ricordava la Madre.
I cammelli ci precederanno. Gli zoppi taglieranno il traguardo prima degli atleti e i ciechi vedranno prima di coloro che vedono o credono di vedere.
Quando dico queste cose, tu comprendi.
Hai un buon fiuto per il Vangelo, infatti ami Dio. La paura del taglio, però, ti blocca e fa tornare indietro.
E così, una scusa dopo l’altra, abbandoni la ricerca. Altri profumi sono sparsi sulla pista e confondono la direzione giusta.
C’è un altro a cui interessa che tu, e ogni altro giovane buono come te, leghi la vita con fili o corde che stringono il cuore fino a soffocarlo, piuttosto che legarla a ciò che ti fa volare, sempre più in alto e ancora su, come recita una canzone di Renato Zero che mi piace tanto.
Eppure decidersi per Gesù non vuol dire perdere, ma trovare. Trovare tutto.
Guardando il Vescovo imporre le mani sulla testa dei ragazzi ieri, pensavo a quanto è grande Dio che si serve di gesti semplici come una carezza per donarci tutto il suo Amore.
Al posto di Dio, noi avremmo scelto il fragore di una cascata, il lampo di un fulmine, il boato del tuono, il ruggito di un leone… per dire che qualcosa accade davvero.
Come si fa a credere a qualcosa – anzi Qualcuno! – che passa attraverso le mani di un uomo, e raggiunge altri giovani uomini e donne senza rumore, senza apparenza esteriore?
Infatti, non ci crediamo tanto, e lo facciamo perché la nostra cultura “religiosa” ci chiede di rispondere alle regole, e seguiamo almeno quelle che comportano un guadagno… apparente.
Altro giro di filo attorno al cuore.
La tradizione di chiedere i sacramenti sta finendo. Tanti giovani genitori non chiedono più il battesimo per i loro figli. I figli non chiederanno la cresima e i genitori li lasceranno liberi di andar via. Così non potranno mai volare.
Pensando al soffio di Gesù, immagino la vita di un giovane, la tua vita, come quella di un soffione.
Fiore originale, il soffione.
Fragile e capace di volare. Etereo eppure utile.
Quando lo soffi, si divide in tanti piccoli ombrelli che si alzano verso il Cielo.
Piccole braccia protese sull’universo.
Soffiato via, il soffione si perde.
Chi lo coglie, si diverte guardandolo un momento e poi butta il gambo, senza cerimonie.
Che cosa ci guadagna un soffione? La libertà del Vento.
Mia cara, sono certa che un giorno Dio ti darà il coraggio di vivere ancorata al suo divino Soffio e tu, lasciandoti accarezzare dal Vento, volerai più su.
Lui è il Padre che ti ha amato prima di generarti alla vita, che ti ama e ti amerà sempre, dando se stesso da mangiare, per essere una sola cosa con te, come uno Sposo.
Corri incontro al suo soffio, lasciati attirare dal suo profumo!
So che ti scandalizzo, ma vorrei dirti che a confronto non vale il vestito, non vale il tempo che spendi per le tue amicizie, per il tuo adorato ragazzo!
Anche questo tu lo sai: una volta hai detto che soltanto Uno può occupare il primo posto: Dio.
Solo il vento dello Spirito ci suggerisce la verità, la libertà, l’amore.
E Lui saprà infonderti la costanza che desideri per non trascurare il suo amore.
In attesa di vederti piena di gioia, una gioia meno frizzante, forse, ma più vera, ti saluto con affetto!
Auguri!
Sr. Erika di Gesù