Dal Diario di J., animatore:
Collevalenza, 15-17 giugno 2012,
Raduno ragazzi e Festa della famiglia
Io… Responsabile
La catechista ci ha invitato ad andare a Collevalenza in questi giorni. Lì Madre Speranza ha costruito un grande Santuario.
C’è un evento, il raduno ragazzi, che sta per cominciare. Sarò un animatore! Che emozione! Avrò dei bambini da guardare, un laboratorio da condurre. Coi bambini ci so fare. Mi piacciono. Ma… sono pronto? Sarò capace? Dormire con loro è un’impresa!
Aiutarli a farsi la doccia, ricordare loro di lavarsi i denti… Insomma, mi devo rimboccare le maniche e darmi da fare.
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Finalmente ho la possibilità di guardarmi allo Specchio!
Io… Pecorone o Pastore?
Mi sono accorto che al Raduno ci sono altri ragazzi della mia età, o anche più piccoli. Un’occhiata e ci riconosciamo. Mi sento meno pecora nera! Certo, non sempre il loro esempio mi aiuta. Stare al chiodo è pesante. E allora ce la svigniamo, in qualche maniera…
L’arrivo è drammatico. Dobbiamo aiutare i bambini a ripescare le valigie, a dirigersi verso i rispettivi alloggi, a fare alcuni giochi di accoglienza. Non si capisce bene dove andare. Quali passi seguire. Navighiamo a mare aperto! Rischiamo di perderci.
In un gioco ci è chiesto di trovare le caratteristiche del pecorone. Che cosa dice uno che si adegua sempre al mucchio? Se lo dite voi, sono d’accordo, nel mucchio si pensa di meno; sono timido, nel gregge mi nascondo meglio… Beh, mi sento un originale, in realtà, ma certe volte fare come fanno tutti salva la pelle!
Nella cappella del Roccolo Speranza – è la casa dove dormono molti bambini – c’è un’immagine dipinta. È il Pastore misericordioso. Porta una pecora sulle spalle. Al centro del petto è dipinto un cuore. La croce e l’eucaristia dietro le spalle. Mi guarda. Non poteva lasciarmi solo, in mezzo a questo vociare di bimbi.
Ho dato la vita per le mie pecore. Per questa unica mia pecora perduta. Non parla solo di me. Ma anche dei ragazzi. Mi invita a pensare e a sentire così, mentre parlo con ciascuno di loro: i piccoli che mi sono affidati.
Le mie pecore. Io, il loro pastore… Per questo, durante il raduno, ho sempre il bastone in mano! Per ricordarmi chi sono chiamato ad essere!
Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Io… mi confesso
Dopo un buon pranzo portiamo i ragazzi in cripta. Dietro l’altare c’è la tomba di Madre Speranza. Ho il piacere di conoscerla, finalmente! Lascio i ragazzi seduti per terra in prima fila e mi apparto un istante, in ginocchio vicino al sepolcro. Profumo di nardo nell’aria. Sono tranquillo, nonostante il caldo improvviso, già da questa mattina. Anche i ragazzi sono tranquilli: cantano l’inno del Raduno, un canto sulla Misericordia. La Madre sembra trasmetterci una calma speciale, ci dà il suo benvenuto come se ci avesse attesi da sempre.
Dopo un video sulla parabola della pecora smarrita, la parola di un bravo prete, iniziamo un viaggio penitenziale. Forse i bambini non lo capiscono, ma a me fa impressione.
Quando arriva il momento della confessione, mi confesso anch’io.
Un sacerdote pastore mi sta cercando. Mi guarda con simpatia. Magari mi prende per un altro ragazzo. Lui ne vede tanti. Ne confessa tanti. I peccatori si assomigliano. Anche i miei peccati si assomigliano. Eppure, mentre li confesso, si sciolgono come neve al sole. Se la gioia avesse un sapore, direi che è salata come il sale e dolce come lo zucchero…
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle…
Io… giocolo!
I bambini giocano per giocare. I grandi giocano per vincere.
Sulla piazza, all’ombra del campanile i ragazzi giocano.
Guardo Riccardo, uno dei più piccoli, che si prepara per il tiro alla fune! Ha gli occhi e le mani che sfidano l’avversario. Punta bene i piedi e… tira, tira forte. La sua squadra perde, ma nel suo sguardo brilla la fiaccola della vittoria.
In serata, i giochi sono altri a farli. Due bravi clown giocolieri. Ma i bambini commentano ogni mossa come fossero i protagonisti! Io giocolo! Io salto! Io mangio il fuoco!
Eh no, meglio di no. In questo, sono più saggi i grandi, a volte.
Arriva l’ora della Buona notte.
Madre Speranza racconta ai bambini la sua vita. Silenzio assoluto. La piazza sembra deserta. La musica è cessata. Comincia la storia di un ragazzo, un figlio prodigo che la Madre ha aiutato a tornare a casa. A diventare prete, religioso, a salvare la sua vita. E infine, a salvarsi l’anima. Che brava pastorella, Madre Speranza! Ed io? Alla fine della giornata mi appoggio stanco al bastone.
Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta…
Io… fotografia, e tu?
Arriva un nuovo giorno. I bambini sono elettrici già al risveglio. Giocano a pallone nella piazza del Santuario!
Sono un po’ emozionato, perché dopo la catechesi – un momento di pura estasi perché i bambini ascoltano davvero e assorbono tutto come spugne – ho il mio primo laboratorio. Fotografia. Sono pochi i bambini che l’hanno scelta. Il gruppo è eterogeneo.
Farsi capire è un’arte che si apprende con la vita. Ed io sono ancora giovane. Ma ci provo.
I ragazzi ridono sotto i baffi, si fa per dire, ma sembrano interessati. Facciamo foto. Costruiamo la nostra camera oscura. Tentiamo anche uno sviluppo! Che fallisce, naturalmente. Non importa: mi pare sia andata! Al termine colorano l’immagine di Gesù. Gli piace fare tutto!
Nel pomeriggio: Messa e caccia al tesoro. Perché la Messa? Mi chiedo. È una scelta coraggiosa!
Perché il Sacerdote dice la Messa tutti i giorni? Non gli basta la domenica?
Anche in Paradiso i Sacerdoti dicono la Messa!
Bello! Ma non è un po’ noioso?
Nella Messa si sacrifica l’Agnello! Così Gesù pastore dà la vita per le pecore. Diventa pecora Lui stesso.
Il Padre accoglie il sacrificio, ascolta il silenzio che dimentica e perdona.
Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca.
Gesù è il mio pastore… e anche il tuo!
Ieri la giornata si è conclusa con una serata di danze. Non si finiva più! Si è conclusa la caccia al tesoro e la squadra premiata è stata contenta! Alla fine, tutti abbiamo mangiato i biscotti.
A proposito di biscotti, in quel laboratorio c’era una ragazza carina! Non come la mia Marta, però…
Stamattina la sveglia è stata dura… Un bambino di notte si è spalmato sulla mia spalla. Mi sono svegliato con il torcicollo.
Ci aspettano gli ultimi giri della corsa: l’incontro con due pastori. Un pastore del gregge e un sacerdote…
Qual è la differenza?
Entrambi di qualcuno si prendono cura. Sanno che le pecore hanno un altro Pastore.
A loro sono solo affidate per un certo tempo.
Tutti abbiamo bisogno di attenzione. Di cura.
Basta una parola, uno sguardo e siamo speciali.
E il tuo nome, pronunciato da quella persona, magari dopo tanti anni.
All’ospedale, ogni cartella, ogni letto ha un numero. Ma se il dottore e l’infermiere ti chiama per nome, quel numero non conta più. Di nuovo acquisti valore, vali molto più di quanto pesi!
Una pecora produce in media cinquanta litri di latte all’anno. Mi sembrava poco: invece è molto.
Il pastore sa che vale la pena, che ci guadagna a curare ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro, cento pecore o sette volte cento!
Che cosa ci guadagni? Chiedevano i bambini ad Astolfo, il pastore…
Ci guadagna, certo, ma non per diventare ricco.
La ricchezza è un’altra cosa. Per diventare ricchi, si deve dare peso ai numeri, non alle persone.
Le persone ci fanno spendere: tempo, denaro, salute, tutto!
Che cosa ci guadagna un ragazzo a diventare prete? Ogni tanto me lo chiedo.
I preti oggi: non sono benvisti solo a nominarli. Eppure, senza di loro… l’Agnello non si darebbe nelle nostre mani, il suo sacrificio non sarebbe rinnovato, le sue parole non sarebbero tramandate. La vita non ci sarebbe data!
Così, il penultimo atto del raduno è ancora una volta la Messa, con tutti i genitori. Nel Vangelo ascoltiamo altre parabole. Le faremo al raduno, un giorno.
Sì, perché al raduno voglio tornare.
Ho sentito la voce del Pastore: niente è più come prima per me. Ho scoperto la mia vocazione… di animatore!
Nessuno di noi è uguale ad un altro: come le pecore.
Il pastore le riconosce al tatto, di notte, mentre le munge per la seconda volta, stanco lui, stanco loro…
Io riconosco i bambini. Li abbraccio e sono abbracciato.
Non riesco a immaginare che possa accadere loro nulla di male, nulla di sbagliato.
Se io mi preoccupo così, quanto più Gesù!
Per quanto piccoli, siamo sufficientemente grandi perché il nostro buon Padre si occupi di noi con la stessa premura che avrebbe se fossimo soli al mondo.
Genitori, ragazzi e noi animatori siamo circondati dalle braccia del Pastore misericordioso.
Lui ci accarezza i piedi feriti. Ci fa dimenticare i sentieri scoscesi che abbiamo percorso.
Ci fa tornare a casa.
Il sapore della sua gioia fa venire l’acquolina in bocca, come il pecorino!
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo…