Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.
O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.
Il grande problema di noi cristiani è che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel battesimo ma è come un regalo che resta incartato, impacchettato e pochi cristiani aprono il regalo per vedere cosa c’è dentro, così pochi cristiani sanno che nei loro cuori abita lo Spirito Santo, pochi cristiani conoscono che lo Spirito Santo è Dio, pochi cristiani soprattutto conoscono che lo Spirito Santo è una Persona, una Persona divina e quindi pochi cristiani hanno una comunione profonda, intima, gioiosa con lo Spirito Santo. Vivono la loro vita senza lo Spirito Santo, non ricorrono mai all’aiuto dello Spirito Santo, non ricevono la sua unzione e la sua potenza.
Venga su di noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo, perché aderiamo alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli. Fa’ che lo Spirito Santo venga ad abitare in noi e ci trasformi in tempio della sua gloria. Ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare al tuo disegno di salvezza. Fa’ che, partecipi di così grandi doni, progrediamo nella fede e ci impegniamo sempre più nel tuo servizio.
Lo Spirito Santo ha cominciato ad abitare in voi, non se ne vada; non vogliate scacciarlo dai vostri cuori. Ospite buono, egli vi ha trovati vuoti e vi riempie; vi ha trovati affamati e vi pasce; vi ha trovati assetati e vi inebria. Sia lui ad inebriarvi! (Agostino, Serm. 225, 4, 4)