Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui salga pure il nostro cuore. (S. A
gostino) San Luca ci ha lasciato due racconti dell’Ascensione, che presentano lo stesso avvenimento in una luce diversa: nel vangelo il racconto costituisce quasi una dossologia: il finale glorioso della vita pubblica di Gesù; negli Atti l’Ascensione è vista come il punto di partenza dell’espansione missionaria della Chiesa (questa è pure la prospettiva degli altri due sinottici: Mt 28 e Mc 16). L’insieme delle letture invita ad andare al di là dell’avvenimento dell’Ascensione Quel Gesù con il quale i discepoli hanno «mangiato e bevuto» continua la sua permanenza invisibile nella Chiesa. Essa è chiamata a continuare la missione e la predicazione di Cristo e riceve il compito di annunciare il Regno e rendere testimonianza al Signore. L’avvenimento a cui hanno assistito non coinvolge solamente loro; al contrario, da esso prende il via un dinamismo
universale, «salvifico» e «missionario» che sarà animato dallo Spirito Santo. «Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo». «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2). Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso. Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità? Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando quaggiù, siamo già con lui. E Cristo può assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l’amore che nutriamo per lui. (S. Agostino) Dopo la sua partenza, un angelo appare ai discepoli e dice: “perché state a guardare il cielo…”, come dire non vivete di nostalgie, non guardate il passato, Gesù tornerà, ma voi adesso guardate al futuro. Avete una grande missione da compiere. Alzatevi e mettetevi in cammino per annunciare tutto quello che avete visto e udito; ora tocca a voi, è il vostro momento. Siete chiamati a diventare i nuovi protagonisti della buona notizia, annunciatori dell’amore di Dio per l’uomo. Attenzione alla tentazione di guardare il cielo, di fare gli spiritualisti, i costruttori di religioni astratte. Gesù ha camminato in questo mondo aiutando le persone concretamente e cercando di costruire la fraternità amando, perdonando, dialogando e accogliendo tutti. Ora tocca a noi e a chiunque si professi cristiano. Gesù si è presentato come il Buon Pastore, poi come la vite vera che dà la vita ai suoi tralci. Ora c’invita a rimanere nel suo amore per essere in comunione con lui e con il Padre e vivere nella loro stessa gioia, che è quella di chi ama e si sente utile. Questo è il suo testamento spirituale, ricavato dalla sua esperienza. La conferma che sto vivendo questo è che nasce in me il desiderio di comunicare questa gioia agli altri, parlandone e aiutandoli, se hanno bisogno. Chi dice: “Io credo in Dio e cerco di non fare del male a nessuno”, non lo ha conosciuto. Conoscere Dio dà capacità e voglia di andare incontro all’altro.