IL SOLE A MEZZOGIORNO
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Il tempo
J. non ama ascoltare il tempo che passa. Il vecchio orologio a pendolo. La campanella. La sirena delle ambulanze notturne, in città. Il canto degli uccellini all’aurora, in campagna.
O vedere il tempo che passa. Mamma e papà in ritardo, nell’atrio di scuola. Il panorama dal finestrino, al termine delle vacanze dai nonni. La fine di un bel campionato.
Vorrebbe fermarlo, l’istante. Ma anche una carezza sincera è più veloce della luce.
La mamma lo sorprende spesso a fissare il sole. E lo rimprovera.
J. sorride e distoglie lo sguardo, obbediente. Ha gli occhi grandi e buoni.
A volte, sembra che il sole gli sia entrato negli occhi, da quanto sono brillanti.
Quando è triste o arrabbiato, se lo guardi pare di entrare in una cantina spenta.
Oggi J. ha un appuntamento.
Deve andare con i suoi amici a vedere il tramonto da lontano.
Non sa se salirà sulla terrazza del palazzo o se con il motorino potrà avventurarsi sulle colline fuori città.
“Ehi, J.!” gridano gli amici. “Dov’è che andiamo?”
“A vedere il sole!”.
“Come il sole! Una cosa più originale, no?”
“Non c’è nulla di più originale del sole. Tutto il resto è imitazione”.
“Sei proprio suonato!”.
“Fa niente, vado solo”.
“No, J.!”, esclama Marta. “Vengo io con te!”.
J. è contento di non essere solo, e ancora una volta, teme il tempo che passa.
Appuntamento
Marta è una buona amica per J..
J. è l’iniziale di un nome importante, ma non sa di quale nome si tratti.
Lui è particolare: il nome, lo sguardo brillante, il contegno educato. È intelligente e capisce le ragazze.
Uno “bravo”, di cui fidarsi, sempre.
Ma che parla così poco.
Così poco interessato a lei.
Ma ora sono insieme a guardare il tramonto.
Con lui andrebbe dappertutto. Anche al Polo Sud! Dove il tramonto non finisce mai!
J. sembra perso nei suoi sguardi all’infinito, ma nota che le guance di Marta sono più rosate, al tramonto. Vorrebbe dire qualcosa, ma non ci riesce.
Suo padre gli ha insegnato a misurare le parole. Non si può dire tutto. O forse non si deve dire nulla, in certi casi. Ma fra tutto e niente, le parole ci sono, eccome!
Quali?
J., all’improvviso, fa eco alla mente, al cuore: “Le tue guance sono più rosate, al tramonto. Sei davvero bella, Marta!”.
Silenzio. Che meraviglia! La sua battuta ha fatto colpo!
J. continua a guardare il sole. L’istante è nelle sue mani e non scappa via.
Ritorna nell’istante successivo, come ogni tramonto ripete un tramonto mai uguale a se stesso. Il sole ricambia lo sguardo con l’ultimo bagliore, prima di vestire di rosso la montagna.
Rimproveri e catechismo
“Dove sei stato, J.? Ti pare l’ora di rientrare?”, grida papà.
“Tuo padre ed io stavamo in pena per te!”, grida mamma.
“Perché preoccuparsi tanto? Sapevate che andavo a vedere il sole, no! Gli amici mi hanno dato buca, ma è venuta Marta!”.
“Mica ce l’avevi detto!”.
“Ah, no? Ero sicuro che l’avreste capito. Sono giorni che aspettavo il momento favorevole!”.
“Per vedere il tramonto, o… uscire con Marta?”, ammicca papà divertito.
“Beh, tutte e due le cose, papà… Mica bisogna scegliere sempre!”.
“Vero, vero! Anch’io, al tempo mio, ho scelto tua madre e continuo a guardare “o Sole mio”, almeno fino a quando i miei occhi avran luce per guardare i suoi…”.
“Già, tu sei del tempo di Mogol e Battisti… e pure della canzone napoletana! Oggi i Nirvana cantano altra roba!”.
“Lasciamo stare quella roba, dimmi un po’: sei stato a catechismo?”.
“Sì, mamma, prima di uscire con Marta”.
“E allora, come è andata?”
“La catechista ci ha portato a vedere il sole!”.
J. ricorda la sua catechista, non più tanto giovane, ma in gamba, che gli mostra un Volto, gli legge un Libro, con passione!
“Lui è il nostro sole, la persona affidabile, l’amico che perdona.
Fa risplendere il suo Volto su di noi e ci dona la sua pace!
Veste e riveste il mantello scarlatto del nostro peccato.
È assurdo beffeggiare il Figlio di Dio, l’uomo innocente, bello e puro!
E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora.
Fate il suo ritratto, ragazzi! Immaginatelo. Il suo volto maestoso ha ciascuno di noi come pupille degli occhi. Non possiamo restare indifferenti, di fronte a tanta bellezza, all’Amore in persona!
I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve.
… e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza.
A Damasco, verso mezzogiorno vidi sulla strada una luce dal cielo, più splendente del sole…
J. non può fissare il sole a mezzogiorno, ma le guance rosate di Marta, il Sole di cui parlava oggi la catechista, il fuoco del suo sguardo: questo splende in tutta la sua forza. Molto di più del sole!
E il ragazzo, mentre prova a immaginarlo, cade a terra folgorato.
Il seguito al prossimo mistero.
sr. Erika Bellucci